Ci sono così tante incongruenze rispetto al libro che un elenco non basterebbe…ed è solo il trailer.
Comunque dovevano chiamarlo 50 sfumature di cime tempestose.
Quando una regista prende in mano un classico, ha il diritto di offrirne una visione personale. L’arte vive di interpretazioni. Ma quel diritto porta con sé una responsabilità: quella di riconoscere il peso affettivo, culturale e simbolico che quell’opera ha per milioni di persone. Cime tempestose non è solo un testo. È un paesaggio interiore. È una passeggiata tra cuori devastati.
Dire che è “solo un libro” è come dire che un uragano è solo vento.
Io l’ho letto a dodici anni. Non ne sono più uscita. È stato come ricevere un pugno nello stomaco, un vento gelido mi ha attraversata e non se n’è mai andato. Da allora, le brughiere non sono più solo paesaggi: sono stati d’animo. Heathcliff e Catherine non sono personaggi: sono ferite, desideri, ossessioni.
Quindi no, non è solo un libro. È un trauma emotivo con copertina.
La letteratura non è arredamento.
Non è decorazione da salotto.
È detonazione.
È metamorfosi.
Ora il dilemma sarà andare o non andare a vederlo…intanto il 14 febbraio è ancora lontano.
Charlottes_Muse
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