domenica 17 agosto 2025

A volte l’anima

 A volte l’anima si agita 

come vento tra le tende,  

senza tempesta, senza motivo. 
 Ma anche il cielo cambia colore  
senza chiedere il permesso.  
E io mi permetto di sentire,  
senza dover spiegare.
                                        Charlottes_Muse

La versione di me che sa ascoltarmi

Oggi dentro di te si muove qualcosa che non sai spiegare. È come una nuvola che attraversa il petto senza un cielo preciso. E va bene così. Non tutto ciò che si sente ha bisogno di un nome. Le emozioni non chiedono permesso, ma chiedono ascolto.

Respira. Non sei sbagliata. Non sei fragile. Sei viva. E questa agitazione è solo il segno che stai attraversando un confine invisibile. Forse la fine delle vacanze, forse parole non dette, forse solo il bisogno di rallentare.

Ricorda: Hai già camminato dentro giorni difficili. Hai già scelto di restare, anche quando sembrava più facile scappare. E lo stai facendo di nuovo, ora.

Se oggi vuoi silenzio, conceditelo. Se vuoi piangere, fallo. Se vuoi compagnia, cercala. Ogni gesto che nasce dal cuore è un atto di forza.

 Ti prometto che passerà. 

 Ti prometto che tornerai a sentirti leggera. 

 Ti prometto che anche questa emozione ha qualcosa da insegnarti. 

   Charlottes_Muse


 

martedì 5 agosto 2025

Malinconia


 Il mare ha spazzato via le impronte di quel sogno, 

come se non fosse mai esistito, 

lasciando soltanto sabbia e silenzio.

                                                                 Charlottes_Muse

Paesaggio surreale


 

venerdì 1 agosto 2025

Il dolore arrivò prima del silenzio (Prologo)

Lyria(nome provvisorio)si svegliò con un sussulto, il fiato spezzato. Il petto le si stringeva, come se qualcuno le avesse tolto l’aria. Stringeva forte il bordo della coperta, le dita piccole e livide dalla tensione.

Si girò di scatto verso il letto accanto. Vuoto.

Un brivido le attraversò la schiena. Kaelan (nome provvisorioavrebbe dovuto essere lì. Sempre lì. Eppure, il lenzuolo era liscio, freddo sotto le sue mani tremanti.

Dov’era?

Scese dal letto, i piedi nudi affondarono nel legno gelido. La stanza sembrava la stessa di sempre—i giocattoli sparsi sul tappeto, il libro aperto accanto al letto, il mantello piegato sulla sedia. Eppure qualcosa… qualcosa era sbagliato.

La luce della luna filtrava dalla finestra, riflettendosi sul pavimento. Si avvicinò. La finestra era socchiusa. Un filo d’aria le solleticò il collo.

Si portò le mani al braccio, d’istinto. Cercò la cicatrice.

La pelle era liscia. Vuota.

Il suo cuore iniziò a battere più forte, martellando nelle orecchie.

Spalancò la porta della sua stanza e corse lungo il corridoio, scalza, le mani che si aggrappavano ai muri per non perdere l’equilibrio. La casa era immersa in un silenzio soffocante, come se qualcosa avesse spento tutti i suoni.

Arrivò alla stanza dei genitori. Bussò forte.

Nessuna risposta.

Spinse la porta, l'oscurità la accolse. Due sagome immobili nel letto.  Dormivano profondamente.

"Mamma? Papà?"

Un sospiro annoiato, un movimento appena percettibile sotto le coperte. Sua madre sbuffò piano, senza aprire gli occhi.

"Kaelan è sparito," bisbigliò.

Silenzio.

Si avvicinò, il respiro tremante. "Kaelan?" ripeté, più forte.

Sua madre si stiracchiò nel sonno. "Chi?"

Sentì la gola chiudersi.

"Kaelan."

Sua madre non rispose. Suo padre continuò a dormire.

Non ricordavano.

Lyria indietreggiò, lo stomaco annodato, un peso insopportabile sulle spalle. Si voltò verso il grande specchio accanto alla finestra. Il suo riflesso le restituì un volto pallido, gli occhi spalancati dal terrore.

Era sola.

Kaelan non era solo sparito. Il mondo stava cercando di dimenticarlo.

mercoledì 30 luglio 2025

Nel centro esatto del ticchettio

Forse è nel centro esatto del ticchettio che il tempo trattiene il fiato e finge di non esistere. Forse non c’è attesa solo presenza, né prima né dopo, solo adesso.

Forse tu non mi parli, non mi ricordi, eppure sei l’eterno istante che non cambia, la vibrazione che abita il tempo vuoto.

Forse siamo sospesi, come luce tra le foglie, come sogno che non osa svegliarsi, come silenzio che sa di esser visto.

E quando il suono giunge forse non è voce, non parola, ma frattura: una nota rossa, una fenditura d’aria, l’odore bruciato di qualcosa che insiste.

Forse il tempo cede, le lancette si piegano, gli ingranaggi si fermano a pensare.

E forse, quel ticchettio che ritorna non è davvero tempo ma memoria travestita che finge ancora di pulsare.

Charlottes_Muse